LIFE + STYLE

Di passione e collezione. Lia e le bambole antiche.

Ci sono passioni che nascono per caso.
In un giorno qualsiasi durante una passeggiata qualunque.
Come un fulmine a ciel sereno esplodono  pensieri, emozioni, sentimenti
un po’ come il Big bag che dato origine al mondo.

Non lo so se ho delle passioni, me lo chiedo spesso, ma è così che la immagino.
Come un fuoco che brucia dentro che può nascere per caso ma poi devi
coltivarla per farla germogliare.

Lia la sua passione ce l’ha ben chiara, la annaffia e la fa crescere da ben 32 anni.
Con amore e dedizione. Con costanza e rigore.

Lia è una donna bella, dalla voce lieve e dal carattere forte.
Solo così puoi trasformare una passione in collezione.
Un’impresa titanica per una come me … così volubile, con mille incertezze.

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Domenica scorsa con Lia abbiamo riso, scherzato,
mi ha raccontato di questo suo amore nato passeggiando per Norimberga.
Un colpo di fulmine guardando attraverso la vetrina di un negozio.
Dove c’erano le bambole antiche.

Mi ha raccontato di un uomo (suo marito) che gli ha regalato la sua prima bambola,
che non l’ha mai ostacolata.
Che è importante per noi donne avere un uomo che ti lascia libera di esprimerti.
Abbiamo già così tanti ruoli, così tanti impegni.
Tante complessità interiori, che un compagno avversario proprio non ci vuole.

Quella delle bambole è una passione che ha confortato Lia
dalla distanza del suo paese, dei suoi figli.
Perché fare l’emigrante in un paese straniero non è mica facile.

La mostra di Lia è stato un viaggio sorprendete .
Sono stata in Francia dove ho incontrato bambole eleganti,
dal viso in porcellana biscuit color cipria.
Delicate come rose. Vestite di pizzo e di chiffon.
Bambole per nobili e ricchi borghesi.

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Era la Francia del galateo. In cui ogni donna vestiva in maniera appropriata in ogni occasione.
Una signora elegante era sempre adeguata al ruolo mondano da interpretare
(quando potrò cambiarmi almeno tre volte al giorno?!):
abiti da casa, da viaggio, da passeggio, da carrozza, da visita, da ballo, da lutto, abiti da sport.

Sono poi approdata in Germania. Qui le bambole erano più schiette, popolari,
paffutelle – che si sa – i tedeschi vanno sul pratico e un po’ meno sull’elegante.

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E poi sono arrivata in Italia.
Oh noi italiani! che magnificenza,
che esplosione di sole, di colori, di materiali inusuali.
Sì, lo ammetto le bambole che ho preferito sono proprio quelle italiane.
Esattamente come le auto. L’efficienza tedesca non supera mai il design italiano.

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Mi sono lasciata intenerire da questo visino dolce e delicato.
Da questa boccuccia dipinta a mano in rosso vivo, dall’espressione tenera e bonaria.

E le case delle bambole? Incredibili.
Ci sono la merceria con merletti, il tombolo, le stoffe arrotolate sugli scaffali.
La drogheria con le boccette in vetro, le scatole dei biscotti e un lungo bancone
dove è appoggiata la bilancia. E ancora, le stufe a legna, la cucina con le sue pentole.

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La mostra è andata bene. Sono stata a visitarla l’ultimo giorno e
Lia mi ha detto che c’era stata molta affluenza.
Soprattutto di gente ‘foresta’ come si dice qui.

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Ho colto nelle sue parole un po’ di amarezza e delusione.
Perché – capisco – se hai una passione e l’hai costruita giorno dopo giorno con impegno, beh,
arriva il momento in cui ti rendi conto che vorresti condividerla.
Perché la tua gioia è più grande se con te c’é qualcun’altro.

E condividerla con la tua gente sarebbe una grande soddisfazione.
Ci si conosce tutti da ‘ste parti ,abbiamo in comune un po’ di questa vita eppure a volte
succede che si rimanga indifferenti. L’indifferenza. Che brutta bestia.
“L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.”
Oh sì, caro Gramsci.

Altre volte ci lasciamo prendere dalla pigrizia e dall’indolenza. Non conviene mai!
E lo dico a me stessa prima di tutto, che se guardo all’indietro so di aver perso
tante cose belle da cui avrei potuto imparare qualche cosa che mi avrebbe resa migliore.

Quindi cara Lia, io ti ringrazio.
Per avermi invitata espressamente alla mostra, per il tuo impegno
(ci sono volute tre settimane per allestirla) che mi ha permesso di conoscere un mondo
a me sconosciuto.
Grazie per l’accoglienza, mi sono sentita coccolata.
Eh sì, avevi ragione tu, ne è valsa la pena di venirti a trovare!
E complimenti anche a Stefano Cassol,
per la sua bella presentazione che – semplice, lineare, approfondita – mi ha appassionata.

Sono sicura che il prossimo anno andrà ancora meglio.

… Dimenticavo. Ho imparato anche un’altra cosa:
mai snobbare le mostre di paese … torni a casa – sempre e comunque – con qualcosa in più!

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Di passione e collezione. Lia e le bambole antiche. ultima modifica: 2015-01-16T08:49:10+01:00 da Benedetta

1 Commento

  • Rispondi Marianna C. 16/01/2015 a 22:25

    E’ proprio bello appassionarsi a qualcosa ed e’ anche utile:un’ancora di salvezza nei momenti difficili

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