ANNA SAYS, ARREDARE CON L'ARTIGIANATO

La seduzione degli oggetti

Anna e io abbiamo sentito la necessità di definire gli oggetti, senza ricorrere a schemi rigidi che ingabbino una realtà fluttuante, facendoli rientrare in categorie diverse come sono artigianato, fatto a mano, fai-da-te, Made in Italy. Noi pensiamo che conoscere tali differenze significhi essere consumatori consapevoli, in grado di discernere il valore di un prodotto e perciò essere coscienti dei propri acquisti. Al di là del marketing.

Prima di questo post Anna e io ci siamo scritte delle email per decidere come procedere: entrambe abbiamo argomenti da sviluppare che vorremmo proporvi. Alla fine abbiamo pensato che questo post andava scritto prima di tutti gli altri, abbiamo ritenuto doveroso un chiarimento, e abbiamo deciso che a farlo doveva essere Anna.

Anna ha una profonda conoscenza dell’artigianato che le deriva dalla sua formazione universitaria, dalla sua professione e dai suoi contatti diretti con chi l’artigianato l’ha studiato e l’ha vissuto.
A me è piaciuto molto: credo che Anna abbia spiegato in modo semplice ma profondo la situazione attuale dell’artigianato – che sul web si sta affacciando da poco- e dal fai-da-te – che invece sul web è molto presente da anni.
Buona lettura,
Benedetta

Purchase this image at http://www.stocksy.com/216170

Molti anni fa mi ritrovai per lavoro a frequentare la sede di una società, “L’Arte del Quotidiano”, proprio nel periodo in cui prendeva forma un progetto molto importante.

Alla fine degli anni ’90 vidi nascere sotto i miei occhi il primo annuario di artigianato artistico Italiano, anno 1997-98, a cura di Titti Carta.

La signora Titti, che io conoscevo come nonna amorevole di due bambini e che ci ha lasciati prematuramente qualche anno fa, era la “memoria storica dell’artigianato italiano di cui si è occupata per oltre 30 anni”.

Di lei mi resta un piacevole ricordo e il suo meraviglioso annuario dal titolo “La Seduzione degli Oggetti”.

foto 1 - la seduzione degli oggetti book

Questo libro, di oltre 400 pagine, è considerato una delle letture fondamentali per chi studia artigianato e design italiano e io ho avuto il privilegio non solo di vederlo redigere ma di poter toccare con le mie mani molti dei manufatti descritti sulle sue pagine, e di lasciarmi sedurre da essi.

Ho capito allora che esistono differenze profonde, sia concettuali sia sostanziali, tra l’oggetto d’Artigianato e quello fatto artigianalmente.

 

 

 

 

Nel mio precedente post scrivevo di come sia sottile il confine tra il lavoro dell’artigiano e quello dell’artista, qui vorrei riuscire, invece, a evidenziare le differenze tra l’artigianato, la produzione artigianale e il “fatto a mano”.

C’è un gran dilagare in internet del fai-da-te e di siti dove poter comprare online oggetti fatti mano o che spiegano come farli, i famosi tutorial del DIY (Do It Yourself).

Il mondo virtuale del craft, direttamente dai paesi anglofoni, ha invaso un po’ tutti gli spazi dedicati ai manufatti artigianali, mischiando i lavori prodotti dagli artigiani o quelli prodotti in maniera artigianale in piccole fabbriche/laboratorio, con i lavori degli hobbisti.

Do it Yourself concept
(foto da bestinspired.com)

Il problema di distinguere queste categorie non ci sarebbe se non fosse per l’attribuzione del valore, e quindi del prezzo, che poi viene dato al manufatto in vendita.

L’hobbista per definizione impiega solo il tempo libero per la creazione dei suoi manufatti, per lui creare è un divertimento, ovvero qualcosa che diverge dalla realtà quotidiana.

L’artigiano, invece, vive del lavoro artigianale e spesso quel lavoro rappresenta la sua vita e la sua persona.

I prodotti di entrambi potranno risultare piacevoli ma hanno indubbiamente un valore molto diverso.

Altro discorso ancora riguarda la produzione artigianale di manufatti prodotti più o meno in serie che, a mio avviso, sarebbe la gran parte di quello che si intende per made in Italy.

Questa produzione avviene, più o meno in tutta Italia, in piccole fabbriche e laboratori dove l’oggetto prende forma grazie a quella mediazione tra tecnologia e manualità che ci ha resi tanto famosi nel mondo.

Analizzando questi tre aspetti dell’artigianato si capisce come il prezzo di un manufatto si possa determinare in maniera onesta e non soltanto lucrativa.

Qualche tempo fa ho appreso che una mia conoscente aveva acquistato delle grandi palle di carta su Etsy, uno dei più famosi e-commerce di oggetti fatti a mano, pagandole più di 10 euro l’una.

Si trattava di semplicissime decorazioni fatte con della velina ripiegata; chiesi quale fosse il valore aggiunto a questo oggetto per farne un prezzo che a me sembrava eccessivo e pare questo fosse dato dal fatto che arrivassero da un paese straniero e fossero state confezionate dalle mani di una amabile donna d’oltralpe… nient’altro.

Con il tempo ho verificato io stessa che esistono su internet tali sproporzioni tra prezzo e valore.

foto 3 - palle carta

Non voglio sindacare sul costo di un oggetto, il prezzo esiste fin quanto c’è qualcuno disposto a pagarlo, ma sul valore che quell’oggetto può avere nel tempo e nello spazio.

Il fatto è che un oggetto può sedurci per i motivi più diversi: la storia della sua creazione, il materiale usato, la personalità di chi lo ha fatto, l’uso che se ne vuole fare, ma in una grande vetrina come quella di internet a prendere il sopravvento sono le immagini e il marketing.

La signora Titti insisteva che l’artigianato venisse chiamato Artigianato Artistico e mi spiegò lei stessa il significato di queste parole, ovvero che un manufatto artigianale è qualcosa che viene concepito, progettato e costruito da mani umane, è personalizzabile e quasi mai replicabile, frutto più di tecnica che non di tecnologia.

Lei conobbe gli artigiani girando l’Italia in lungo e in largo, andò nelle loro botteghe, parlò con loro, toccò gli oggi e ne acquistò anche moltissimi.

Ancora oggi quando frequento la casa della sua famiglia posso distinguere gli oggetti che lei scelse, alcuni erano puramente decorativi altri svolgono ancora la loro funzione, ma sono tutti unici e riconoscibili.

Il marketing può rendere seducente, un oggetto che non ha alcun valore usando strumenti che un artigiano, generalmente, non possiede.

In questo gioco di seduzioni se non si gioca pulito a perdere non è soltanto il consumatore ma anche, e soprattutto, l’artigianato.

by Anna Greco

 

 

 

La seduzione degli oggetti ultima modifica: 2015-04-24T11:04:58+02:00 da Benedetta

2 Commenti

  • Rispondi lalu 24/04/2015 a 14:20

    Grazie per queste chiarificazioni.
    Credo però che anche la legge si stia muovendo, almeno x quanto riguarda le regioni, cercando di salvaguardare l artigiano, delineando meglio i contorni con l’ hobbista!

    • Rispondi Benedetta 24/04/2015 a 20:29

      Sarebbe bene, per tutelare il nostro patrimonio.
      sia Anna che io amiamo tutte le forme di creatività e abbiamo però pensato che un po’ di chiarezza fosse necessaria. Sono contenta che il post ti sia tornato utile.
      un caro saluto Lu

    Lascia una risposta

    AlphaOmega Captcha Classica  –  Enter Security Code