Villaggio Eni
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Villaggio Eni: esempio di architettura sociale e ambientale

Desidero scrivere del villaggio Eni di Borca di Cadore, perché racchiude quei valori estetici ed etici in cui credo e che penso dovrebbero appartenere all’architettura e al design. Cosa centrano con il villaggio Eni? Il villaggio Eni è nato per volontà di Enrico Mattei, presidente Eni, agli inizi degli anni ’50 su progetto dell’architetto Edoardo Gellner. Il villaggio Eni è la sintesi perfetta di due uomini {Mattei e Gellner} e di due valori, quello sociale e quello ambientale. Questo villaggio racchiude in sé un incredibile esempio di welfare e architettura ecologica.

La nascita del villaggio Eni

Il villaggio Eni nacque come villaggio turistico per ospitare i dipendenti dell’Eni a ognuno dei quali, perseguendo la visione di Mattei, spettava la possibilità di soggiornarvi. Gratuitamente, venti giorni nelle villette e quindici giorni nell’albergo.
Elevati standard architettonici, servizi accessibili a tutti, nessuna distinzione gerarchica (le villette venivano assegnate tramite sorteggio) gli conferirono il nome di “Villaggio Sociale ENI”.

Enrico Mattei era sicuramente un uomo sopra le righe. Partigiano, cattolico, imprenditore, chiamato a liquidare l’azienda statale Agip riuscì a trasformarla una grande azienda.

villaggio eni

Nel 1952 l’Agip, che evidentemente non era più in liquidazione, si dotò del noto logo con il cane a sei zampe, e si preparò alla nascita dell’Eni, Ente Nazionale Idrocarburi. Mattei si preparò ad assumere il ruolo di responsabile nazionale delle politiche energetiche, governando il neonato organismo senza mai essere posto in discussione, prima da presidente, poi anche da direttore generale. L’Eni era Mattei, e Mattei era l’Eni.

E forse si può anche pensare che quello del villaggio Eni fosse un progetto di propaganda voluto da Enrico Mattei per affermare la modernità e il progresso dell’azienda Eni in quegli anni.

E’ un’ipotesi che non si può scartare, d’altra parte non si può negare la forte valenza sociale di questo progetto che si inserisce in una visione aziendale che pone al centro il benessere del lavoratore. Mattei fu un innovatore, anzi un anticipatore del “welfare aziendale” che, appunto, si riflette in una serie di iniziative. Come costruzione di Metanopoli, la città del metano, a San Donato Milanese: un intero quartiere dedicato agli uffici di ultima generazione, alle case per i dipendenti (acquistabili a prezzi molto vantaggiosi) agli spazi per le attività extra lavorative, come lo stadio con campo da calcio, piscina, cinema, teatri e perfino una chiesa, dedicata a Santa Barbara, realizzata dai maggiori artisti dell’epoca. Mentre a Borca di Cadore e a Cesenatico nascono villaggi e colonie per il tempo libero destinati ai dipendenti e alle loro famiglie.

L’architettura del villaggio Eni

E’ dall’idea di benessere sociale sviluppata da Enrico Mattei che nasce il villaggio Eni, così come è dall’attenzione per l’ambiente di Edoardo Gellner che nasce il suo progetto architettonico. La progettazione delle villette singole raggruppate in piccoli agglomerati, della chiesa {progettata assieme a Carlo Scarpa}, della colonia per ragazzi, di un piccolo campeggio con capanne di legno, di un albergo, di un ‘centro servizi’ all’avanguardia per l’epoca con tutti i servizi e le attrezzature tecnologiche comunitarie, riqualificò una zona che era definita “una sassaia piena di vipere”.

campeggio villaggio eni

villaggio Eni campeggio

Nonostante non ami particolarmente l’architettura residenziale di Gellner {anche nel mio paese ci sono edifici di sua progettazione}, devo ammettere che trovo belle e interessanti le costruzioni del villaggio Eni. Perché l’estetica gradevole e contemporanea rende subito evidente il concetto che sottende la progettazione. Le casette rispettano tutte una specifica tipologia, concettualmente molto innovativa per l’epoca, minimalista ed ecologica si direbbe oggi, soprattutto per l’integrazione con l’ambiente risanato con vaste piantagioni di alberi d’alto fusto, all’ombra dei quali l’impatto edilizio praticamente sparisce. Sono progettate su piattaforme che lasciano il piano terra, fortemente inclinato, libero a vista o, dove possibile, utilizzato come autorimessa.

L’interior del villaggio Eni

Gli interni delle casette e delle capannine del villaggio {che con i loro tetti estremamente spioventi riproducono la forma delle vette} sono state progettate con criteri modernissimi rispettando funzionalità, spazialità ed estetica. Gellner, infatti, non solo studia la soluzione strutturale delle case ma approfondisce anche la progettazione degli interni, degli arredi fissi e mobili: pezzi realizzabili in serie, ad alta resistenza e di facile manutenzione.

Le villette sono sparse nel bosco, nessuna prevale sulle altre, devono garantire nello stesso tempo la privacy della vita familiare e la possibilità di vivere dei momenti di aggregazione. Per non deturpare il paesaggio e per avere una visuale ottimale sul monte Pelmo, Gellner ottiene da Mattei il permesso di interrare tutti gli impianti elettrici. Le case sembrano costruite su palafitte.

villaggio Eni

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villaggio Eni

villette villaggio ENI

Dal mio punto di vista merita attenzione anche la colonia. La conformazione del terreno e il forte impatto visivo che essa poteva avere sull’ambiente, hanno escluso la realizzazione di un unico grande fabbricato a favore della realizzazione di 17 edifici uniti fra loro da un sistema di collegamenti a rampe coperte. Le rampe sono caratterizzate dall’uso di colori vivaci e dalla presenza di piccole finestre quadrate di differenti misure che creano all’interno divertenti e suggestivi giochi di luci e ombre.

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L’area esterna è stata studiata a misura di bambino: piazzali attrezzati, zone per il soggiorno all’aperto e una fitta rete di collegamenti pedonali che mette in comunicazione le varie parti del complesso. I muri in cemento armato che delimitano l’area sono forati per consentire la vista del panorama circostante.  Gellner studia gli arredi interni ricreando degli ambienti caldi e familiari. Ne sono un esempio i grandi dormitori: con una capienza di 40 bambini ciascuno, sono stati organizzati in piccoli nuclei da 4 lettini.

Ho vissuto in collegio i primi tre anni delle scuole elementari e gli anni delle superiori. In entrambi i casi le camere – o meglio camerate – erano immense. Uno stanzone brutto, fatto di una trentina di letti e corrispondenti armadi che fungevano da divisori e strappavano un metro di pseudo privacy. In quelle camerate si sentivano ragazze russare, sognare e piangere sotto le coperte, si subiva la maleducazione altrui avvertendo una profonda solitudine. Gellner ha tenuto conto di tutto ciò nella progettazione della sua colonia. Non posso che considerarlo un genio per questo!

Progettare senza tener conto della funzionalità degli oggetti nella vita quotidiana delle persone, progettare senza considerare la spazialità che ogni individuo occupa e vive è indice di scarsa sensibilità e incapacità progettuale. E’ il fallimento dell’architettura e del design. Il mio è forse un pensiero radicale, provocatorio, ma l’architettura ha una grande incidenza nella vita umana e per questo non può esimersi da considerazioni di ordine etico.

colonia villaggio eni

villaggio eni

Villaggio Eni e Dolomiti contemporanee, il presente

Dopo gli anni ’60 il villaggio Eni fu abbandonato dimenticandone il valore sociale e architettonico. Oggi è in fase di recupero, la società Minoter ne ha rilevato la proprietà dando vita a un enorme lavoro di ristrutturazione. La sfida però non è ancora vinta. Ed è qui che si inserisce Dolomiti Contemporanee di Gianluca D’Inca Levis che, da luglio a settembre, porterà nel villaggio Eni Progettoborca.net {nel sito trovi il programma degli eventi} per rigenerarlo. Il progetto costituisce il tentativo di avviare una serie di pratiche funzionali alla riattivazione permanente del villaggio senza porsi come l’ennesimo rilievo (rappresentazione) di questo sito: non si vuole tornare a guardarlo ma, finalmente, avviare su di esso un processo energico lavorando dal suo interno, culturalmente e strategicamente. Un destino nuovamente attivo.

villaggio eni

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Credo che oggi, più che mai, architettura e design abbiano delle grandi responsabilità sociali e ambientali. In ogni atto di creazione dovrebbe essere insito l’interrogativo “che conseguenze avrà questa costruzione e questo oggetto sulle persone e sulla natura?”. Come ha detto Philippe Starck “sovversivo, etico, ecologico, politico, divertente.. così io vedo il mio dovere come designer”.

Tu che ne pensi?

Immagini ProgettoBorca.net, IoDonna

Villaggio Eni: esempio di architettura sociale e ambientale ultima modifica: 2016-06-21T08:57:19+02:00 da Benedetta

4 Commenti

  • Rispondi Anna 02/08/2016 a 17:08

    Articolo fantastico. Sono d’accordo con te!

    • Rispondi Benedetta 03/08/2016 a 16:43

      Sono contenta Anna che tu sia in linea con i miei pensieri!

  • Rispondi Giovanni Perticarini 21/03/2022 a 21:07

    Complimenti x la sua analisi e documentazione, in un periodo di crisi come questo ,l’esempio di un grande manager statale come è stato il Dott, Enrico Mattei è quantomeno di una attualità tremenda…Ultimo VERO Manager al servizio del nostro paese

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