Il boucherouite è un tappetto realizzato a mano dalle donne marocchine con tessuti di scarto {lana, cotone, fibre sintetiche} solitamente dai colori esuberanti e dal tono rilassato. Vero trend del momento ma anche un grande classico che non passa mai di moda, questo tappeto è nella mia lista dei desideri {per il corridoio o il soggiorno}. Perché mi ispira e mi fa venire in mente l’allegria, il calore e il colore dei paesi del sole che amo tanto.
Del tappetto se ne è sempre occupato papà. Lui ha acquistato ogni singolo tappetto della mia casa di origine. Kilim {tappetto senza pelo lavorato come un arazzo} e persiani {tappetto di lana formato da piccoli nodi}, acquistati in Germania dove lavora. In città, soprattutto per il passato, ci sono stati dei gran bei negozi di tappetti e mio papà li ha frequentati un po’ tutti.
Ci entrava per conoscere meglio il tappetto, per rifarsi gli occhi, per acquistare e nel tempo si è creato una cultura di questo mondo magico. Non ha mai però portato a casa un boucherouite, peccato.
Il boucherouite è un tappetto moderno che si porta dietro una storia di sensibilità femminile. Attorno al 1950 in Marocco non si riusciva a reperire i filati tradizionali così le annodatrici locali, spinte dalla necessità, hanno cominciato a utilizzare altri materiali per poter continuare a produrre manufatti per uso domestico. Dapprima vesti dismesse, brandelli di coperte, tessuti tagliati in striscioline che avessero dimensioni tali da poter essere utilizzate sia per annodare che per realizzare la struttura del tappeto.
Il termine boucherouite (dall’arabo dialettale “boucharouette”) significa proprio “tessuti strappati”. La ricerca di stoffe a costo zero o più basso possibile, ha portato le tessitrici ad utilizzare materiali della più disparata origine e provenienza, costringendole a confrontarsi con gamme cromatiche sconosciute ai filati tradizionali, che venivano ancora tinti con coloranti naturali. A questo punto si è concretizzata un’insospettata interazione tra necessità, coraggio e autonomia creativa. Femminile, in un paese prepotentemente maschile.
Quella del boucherouite è un’affascinante storia di artigianato femminile, vero?
Sarà per questo che è nella mia lista dei desideri e poi è già un grande classico!
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2 Commenti
Non conoscevo quasi nulla sui tappeti, fino ad ora, grazie per questo post.
Vedi che allora questo blog ha un senso?!